Autore: miserie

Ida Wells

  • Una serie di attacchi alle carceri in Francia

    Nelle notti tra domenica 13 e martedì 15 aprile si sono verificati in tutta la Francia non meno di nove attacchi contro le carceri.

    Nella notte tra domenica e lunedì, sette veicoli sono stati incendiati nel parcheggio della Scuola Nazionale di Amministrazione Penitenziaria di Agen. Questo istituto forma le future guardie. Il sindacato penitenziario FO parla di un “atto di estrema gravità nel parcheggio dell’ENAP. Uno o più individui sono arrivati a bordo di un’auto, hanno gridato prima di dare fuoco a sette veicoli, provocando un incendio”.

    La notte successiva, a Réau, nella Seine-et-Marne, è stato incendiato il veicolo di un supervisore e altre tre auto sono state ricoperte di liquido infiammabile.

    Davanti al carcere di Nîmes è stata bruciata un’auto. Davanti al carcere di Tolone, il fuoco di armi pesanti ha preso di mira la porta dello stabilimento e sono stati registrati quindici impatti. Anche a Villepinte, nella Seine-Saint-Denis, sono state incendiate delle auto davanti alla prigione, così come a Nanterre, nell’Hauts-de-Seine.

    Ad Aix-en-Provence sono stati incendiati due veicoli ed è stato preso di mira il cancello delle Squadre regionali di intervento e sicurezza (ERIS), un’unità di polizia particolarmente violenta specializzata in interventi nelle carceri. A Marsiglia, le auto delle guardie sono state taggate e un’altra è stata incendiata vicino ai locali della protezione giudiziaria dei giovani. Sulla carrozzeria è apparsa la sigla DDPF, che sta per “Diritti dei prigionieri francesi”. Infine, a Valence, due auto delle guardie sono state incendiate davanti al carcere.

    Queste azioni contro le carceri sono coordinate, numerose e visibilmente organizzate. “È una provocazione dei banditi della droga di fronte alla politica carceraria di Gérald Darmanin? È un atto di membri dell’ultra-sinistra? Per ora non è stato rivendicato nulla”, si chiede il quotidiano Le Parisien. Gli inquirenti dicono di aver “identificato un canale Telegram” intitolato “Diritti dei prigionieri francesi” che è “sospettato di essere legato a gruppi di ultra-sinistra”. Informazioni o fake news?

    In ogni caso, la Procura nazionale antiterrorismo ha aperto un’inchiesta per “associazione a delinquere di stampo terroristico finalizzata alla preparazione di uno o più reati di attentato alla persona e di degrado o deterioramento di beni altrui in una banda organizzata e di tentato omicidio in relazione a un’impresa terroristica”. Vengono quindi impiegati mezzi di sorveglianza e di indagine altamente invasivi.

    La situazione nelle carceri francesi è terribile. Nel febbraio 2025, il numero di detenuti ha battuto un record, raggiungendo la cifra di 81.599. La soglia degli 80.000 detenuti è stata superata per la prima volta nel novembre 2024 e non fa che aumentare. 21.631 persone rinchiuse sono solo imputati, cioè persone in attesa di giudizio e considerate innocenti agli occhi dei tribunali.

    Attualmente ci sono 62.363 “posti operativi” nelle carceri. Il calcolo è presto fatto: 130,8% di tasso di occupazione. Questo tasso sale addirittura al 200% in alcuni istituti, dove quasi 4.500 persone si trovano a dormire sul pavimento. Questo sovraffollamento carcerario colloca la Francia al terzo posto tra i peggiori alunni d’Europa, subito dopo Cipro e la Romania.

    Ogni anno, diverse decine di detenuti si suicidano dietro le sbarre – 149 nel 2023. Il tasso di suicidi è 6 volte più alto tra le persone rinchiuse che fuori. Alla fine di gennaio 2025, il ministro della Giustizia Gérald Darmanin ha annunciato la creazione di una “super prigione” per i “super delinquenti”, dove saranno rinchiusi i “100 maggiori trafficanti di droga”. Sempre più mezzi per controllare e punire piuttosto che trovare soluzioni alla radice dei problemi.

    Gli incendi degli ultimi giorni potrebbero essere un contraccolpo?

    Fonte: https://contre-attaque.net/2025/04/15/attaques-en-serie-contre-le-monde-carceral/

  • Direttive, direttrici e altri disastri

    La casa circondariale di Sollicciano viene costruita nei primi anni 80, insieme ad una più ampia rete di nuove strutture penitenziarie (Busto Arsizio, Aosta, Vercelli, Avellino, Como, Spoleto, Cosenza e Belluno), per un aumento in totale di circa 25.000 nuovi posti letto.

    Ad oggi l’istituto penitenziario di Sollicciano presenta gravi problemi dal punto di vista edilizio. Infiltrazioni, cedimenti strutturali, sprofondamenti delle fondamenta, umidità, crepe e intonaco cadente rendono la struttura del tutto fatiscente. Gli spazi sono stretti e angusti (come in qualsiasi altro carcere).
    Nelle celle del femminile lo spazio è ulteriormente ridotto dato l’inserimento di un terzo letto nelle celle doppie, di fatto rendendole triple. Tale modifica è stata introdotta in seguito al temporaneo arrivo delle detenute del carcere di Pisa, la cui sezione femminile risultava inagibile per lavori in corso. Nonostante nei primi mesi del 2021 le recluse di Pisa siano rientrate, le stanze mantengono il terzo letto, che compromette la vivibilità del perimetro.
    Al maschile manca l’acqua calda.
    All’interno delle sezioni vi è una completa mancanza di spazi comuni e di socialità, cosa che grava soprattutto sulla detenzione maschile che, a causa della mancata applicazione del regime di sorveglianza dinamica, è sottoposta a un regime di maggiore chiusura rispetto al femminile.
    La popolazione reclusa straniera è pari al 70% ma vi è una quasi totale assenza di mediatori culturali. Solo una persona presta, su base volontaria, un servizio di mediazione destinato ai reclusi provenienti dalle aree del Maghreb.
    Inoltre ci sono pochissime attività culturali, ricreative e sportive, così come il lavoro. Questo aspetto ha subito ulteriori limitazioni in fase pandemica, durante la quale la sospensione delle varie attività sembra prolungarsi, pur in assenza di ipotetiche situazioni allarmanti dal punto di vista sanitario.

    Le sezioni detentive sono 8 per il reparto penale (reparto A), 5 per il reparto giudiziario (reparto B). All’interno del reparto penale la tredicesima sezione è dedicata ai protetti.
    Al pianterreno c’è una sezione di accoglienza per i nuovi giunti, cui sono destinati nei primi giorni dopo l’ingresso in istituto.
    Inoltre vi è la sezione femminile al cui interno non è presente una sezione dedicata all’isolamento (ma c’è una sezione dedicata alla detenute madri con figli al seguito), il cosidetto “transito” che è dedicato all’isolamento e l’articolazione per la salute mentale (ATSM).
    I locali sanitari sono 3 al penale, 3 al giudiziario, uno al centro clinico, uno al femminile e uno al transito, cui si aggiungo i vari ambulatori.
    Le celle presentano problemi di infiltrazioni, umidità, muri scrostati, cedimenti e muffe. Ogni cella dispone di una sorta di terrazzino, separato dall’interno con una portafinestra in plexiglas. Questo elude il problema della schermatura alle finestre, ma nelle camere della sezione maternità vi sono dei plexiglas opachi, così come in altre zone sparse per le sezioni. Il bagno è in ambiente separato, al femminile dotato di doccia e bidet, mentre al maschile le docce sono condivise all’interno della sezione. Sono previsti spazi per le lavorazioni, attualmente adibiti a laboratori elettrici, alla lavorazione del ferro e alla riparazione di biciclette (per conto terzi). Tuttavia, si tratta di laboratori utilizzati in caso di necessità, ma non sono vere e proprie lavorazioni interne, di fatto assenti. Dunque, se pur ci sarebbe lo spazio necessario comunque non viene utilizzato per le “lavorazioni”, eccezion fatta per lo spazio dedicato alla sartoria al femminile. In precedenza era presente una falegnameria, ora dismessa. La nuova cucina da poco inaugurata, è stata chiusa perché le mattonelle sono saltate tutte perché c’erano perdite di gas. Dopo il terremoto è stata messa tutta la cartellonistica, prima assente, e le zone di raccolta dove dovrebbero andare i detenuti sono i passeggi ma se capita durante la notte, le chiavi per scendere giù ai passeggi non sono vicine, sono da tutta un’altra parte. Ma il terremoto non aspetta.

    Per quanto riguarda il regime di sorveglianza vigente nell’istituto, ci sono delle differenziazioni tra reparti maschili e femminili. Nei reparti maschili le perquisizioni delle celle avvengono ogni giorno, disponibilità di personale permettendo, solitamente viene scelta una sezione a caso e nel corso della mattinata si riescono a perquisire circa la metà delle celle. Le perquisizioni personali non avvengono con molta frequenza e di solito vengono effettuate se all’interno della cella vengono trovati articoli vietati.
    La battitura delle sbarre avviene tutti i giorni, esclusivamente alle sbarre interne del bagno (questo da quando ci sono stati tentativi di evasioni). Per quanto riguarda la sezione femminile, la battitura delle sbarre viene effettuata molto raramente.

    La capienza regolamentare del carcere è di 449 persone ma di media il tasso di sovraffolamento è di circa il 117% (secondo il sito del ministero di giustizia in data 15/6/22 vi erano 566 detenut present e 73 posti letto inagibili, da sottrarre quindi alla capienza regolamentare).

    La direttrice del carcere è Antonella Tuoni, insediatasi da circa 1 anno, imparentata con niente di meno ché con il presidente del tribunale di Prato Francesco Gratteri. È stata in passato vice direttrice del carcere di Sollicciano, poi passata all’OPG di Montelupo e poi a dirigere Solliccianino. Pare abbia guadagnato il posto di direttrice del carcere di Sollicciano dopo aver partecipato ad un interpello appunto nel 2021 del quale si dice non sia stata la persona ad ottenere il più alto punteggio. Vien da sè la domanda di quali forti spinte abbia goduto la direttrice per ottenere il suo posto di lavoro.. Inoltre, pare essere in buoni rapporti con il garante comunale dei detenut (tale Eros Cruccolini).

    Fin da prima del suo insediamento come direttrice Antonella Tuoni già dichiarava che “il carcere di Sollicciano è un carcere malato, ma sono in corso progetti che lo rivoluzioneranno”. Di queste annunciate rivoluzioni intanto nemmeno l’ombra. I lavori alla struttura sono avviati ma a rilento e probabilmente (dato l’attuale situazione strutturale del carcere e il suo deteriorarsi) inefficaci a risolvere le carenze più gravi. Si pensi infatti che quest’anno per la ristrutturazione del carcere sono stati stanziati circa 14 millioni di euro. I quali pare (dalle voci che ci sono arrivate) stiano venendo utilizzati per lo più per mascherare la struttura con dei nuovi pannelli. Fingendo che questo possa risolvere i problemi di infiltrazione nelle celle e negli spazi comuni.

    Nelle ultime settimane sono uscite delle lettere firmate da diverse sezioni del carcere che lamentano la situazione tragica in cui si trovano a vivere ogni giorno. Di queste lettere non si sa molto, come sempre il silenzio circonda i luoghi di reclusione. Radio radicale ha dedicato qualche minuto alla loro lettura ed ha intervistato il cappellano del carcere. Queste lettere denunciano le condizioni disumane in cui le persone detenute vivono, tra il calore estremo e le costanti invasioni di topi e insetti.

    La situazione è insostenibile, al punto che una volontaria visitando il carcere racconta di aver raccolto gli insetti in sacchi della spazzatura da quanti ce n’erano, nonche’ di temperature che raggiungevano i 40 gradi a inizio giugno (dentro le carceri ovviamente la temperatura è più alta rispetto l’esterno); il caldo è torrido, non si respira. Possiamo parlare dell’igiene anche nelle aree comuni, come i passeggi, dove c’è un ammasso di sporco, le reti sopra la testa dei detenuti raccolgono l’intonaco che si stacca, le deiezioni dei piccioni, i piccioni morti e vivi, tutti i rifiuti possibili. La presenza di cimici è un fatto molto grave, convivere con le cimici dei materassi comporta per molt grattarsi fino a sanguinare.

    Dal nostro canto, nell’intenzione di dar voce alle proteste di chi si trova reclus, scriviamo questo articolo, pur sapendo che non è abbastanza ci sembra  comunque un inizio perché di carcere si parli.

    Tutto questo dovrebbe aiutarci a capire come chiedere condizioni umane per le detenute non sia altro che una pericolosa incoerenza. L’unica condizione realmente umana è smantellare le carceri, bruciarli per intero e non accettare più che a nessuna persona possa essere portata via la – poca – libertà di cui dispone. Capire che il carcere è in sè stesso tortura, nonché riflesso delle cangianti paure dei cosiddetti cittadini per bene e delle molto più reali paure di chi il potere lo detiene.

    Non possiamo più permettere tutto questo, non possiamo più permettere che portino in carcere un’altra persona. non chiediamo condizioni migliori per le detenute di Sollicciano, chiediamo, anzi, pretendiamo e veniamo a prenderci, un mondo senza carceri. È ora di iniziare a prenderci le nostre responsabilità come individui, iniziando qui ed ora.
    Che bruci Sollicciano. Che bruci ogni gabbia, sbirro e frontiera.

    Tutte Libere!

    Fonti:
    https://bibliotecaanarchica.org/library/anarchismo-e-progetto-insurrezionale
    https://www.diritto.it/wp-content/uploads/Relazione-2022-Garante-al-Parlamento.pdf
    https://www.antigone.it/osservatorio_detenzione/toscana/158-n-c-p-di-firenze-sollicciano
    https://www.radioradicale.it/scheda/671335/radio-carcere-liberi-sospesi-o-vite-sospese-chi-dopo-essere-condannato-aspetta-per
    https://www.stamptoscana.it/sollicciano-cimici-e-oltre-42-perpetui-sotto-un-cielo-fatto-di-rifiuti

  • CPR “Bari Palese”: Trasferimenti e rivolte

    Sabato 12 Aprile alle 20.00 circa, un “trasferimento” di 7/8 persone ha scatenato la reazione dei reclusi e di chi stava venendo “trasferito”. Quest’ultimi hanno cercato di resistere, facendo scoppiare una rivolta (non sappiamo l’entità, ma chi ci ha raccontato parla di “tanta polizia”) e qualcuno è anche salito sui tetti, il tutto sedato dopo un ora abbondante dalle guardie maledette.

    Chi ci ha raccontato quanto successo parla di trasferimenti verso l’Albania, anche se sappiamo dai media che questi trasferimenti sono avvenuti venerdì con poca trasparenza e con i giornali che riportavano ognunx ciò che voleva. Abbiamo provato a far uscire sui giornali locali la notizia, abbiamo provato a far uscire i soprusi e la violenza fuori dalle mura del Cpr e oltre Viale Europa nel modo più democratico possibile (e di questo ce ne vergognamo) attraverso l’informazione.

    Ma sappiamo benissimo che certi temi non vendono quanto altri o peggio ancora certi temi è meglio non toccarli, e quindi tra chi doveva chiedere in redazione e chi aveva la programmazione piena non una parola è stata pubblicata stamattina su ciò che è successo ieri, nessunx giornalista curioso si è spinto oltre ciò che gli è arrivato all’orecchio d’altronde i Cpr sui giornali Baresi ci finiscono solo se una bomba carta sfonda la porta del municipio. E allora speriamo che qualcunx avverti così la stampa della prossima rivolta.

    Fuoco ai Cpr
    Digos infame, giornalista peggio