La casa circondariale di Sollicciano viene costruita nei primi anni 80, insieme ad una più ampia rete di nuove strutture penitenziarie (Busto Arsizio, Aosta, Vercelli, Avellino, Como, Spoleto, Cosenza e Belluno), per un aumento in totale di circa 25.000 nuovi posti letto.
Ad oggi l’istituto penitenziario di Sollicciano presenta gravi problemi dal punto di vista edilizio. Infiltrazioni, cedimenti strutturali, sprofondamenti delle fondamenta, umidità, crepe e intonaco cadente rendono la struttura del tutto fatiscente. Gli spazi sono stretti e angusti (come in qualsiasi altro carcere).
Nelle celle del femminile lo spazio è ulteriormente ridotto dato l’inserimento di un terzo letto nelle celle doppie, di fatto rendendole triple. Tale modifica è stata introdotta in seguito al temporaneo arrivo delle detenute del carcere di Pisa, la cui sezione femminile risultava inagibile per lavori in corso. Nonostante nei primi mesi del 2021 le recluse di Pisa siano rientrate, le stanze mantengono il terzo letto, che compromette la vivibilità del perimetro.
Al maschile manca l’acqua calda.
All’interno delle sezioni vi è una completa mancanza di spazi comuni e di socialità, cosa che grava soprattutto sulla detenzione maschile che, a causa della mancata applicazione del regime di sorveglianza dinamica, è sottoposta a un regime di maggiore chiusura rispetto al femminile.
La popolazione reclusa straniera è pari al 70% ma vi è una quasi totale assenza di mediatori culturali. Solo una persona presta, su base volontaria, un servizio di mediazione destinato ai reclusi provenienti dalle aree del Maghreb.
Inoltre ci sono pochissime attività culturali, ricreative e sportive, così come il lavoro. Questo aspetto ha subito ulteriori limitazioni in fase pandemica, durante la quale la sospensione delle varie attività sembra prolungarsi, pur in assenza di ipotetiche situazioni allarmanti dal punto di vista sanitario.
Le sezioni detentive sono 8 per il reparto penale (reparto A), 5 per il reparto giudiziario (reparto B). All’interno del reparto penale la tredicesima sezione è dedicata ai protetti.
Al pianterreno c’è una sezione di accoglienza per i nuovi giunti, cui sono destinati nei primi giorni dopo l’ingresso in istituto.
Inoltre vi è la sezione femminile al cui interno non è presente una sezione dedicata all’isolamento (ma c’è una sezione dedicata alla detenute madri con figli al seguito), il cosidetto “transito” che è dedicato all’isolamento e l’articolazione per la salute mentale (ATSM).
I locali sanitari sono 3 al penale, 3 al giudiziario, uno al centro clinico, uno al femminile e uno al transito, cui si aggiungo i vari ambulatori.
Le celle presentano problemi di infiltrazioni, umidità, muri scrostati, cedimenti e muffe. Ogni cella dispone di una sorta di terrazzino, separato dall’interno con una portafinestra in plexiglas. Questo elude il problema della schermatura alle finestre, ma nelle camere della sezione maternità vi sono dei plexiglas opachi, così come in altre zone sparse per le sezioni. Il bagno è in ambiente separato, al femminile dotato di doccia e bidet, mentre al maschile le docce sono condivise all’interno della sezione. Sono previsti spazi per le lavorazioni, attualmente adibiti a laboratori elettrici, alla lavorazione del ferro e alla riparazione di biciclette (per conto terzi). Tuttavia, si tratta di laboratori utilizzati in caso di necessità, ma non sono vere e proprie lavorazioni interne, di fatto assenti. Dunque, se pur ci sarebbe lo spazio necessario comunque non viene utilizzato per le “lavorazioni”, eccezion fatta per lo spazio dedicato alla sartoria al femminile. In precedenza era presente una falegnameria, ora dismessa. La nuova cucina da poco inaugurata, è stata chiusa perché le mattonelle sono saltate tutte perché c’erano perdite di gas. Dopo il terremoto è stata messa tutta la cartellonistica, prima assente, e le zone di raccolta dove dovrebbero andare i detenuti sono i passeggi ma se capita durante la notte, le chiavi per scendere giù ai passeggi non sono vicine, sono da tutta un’altra parte. Ma il terremoto non aspetta.
Per quanto riguarda il regime di sorveglianza vigente nell’istituto, ci sono delle differenziazioni tra reparti maschili e femminili. Nei reparti maschili le perquisizioni delle celle avvengono ogni giorno, disponibilità di personale permettendo, solitamente viene scelta una sezione a caso e nel corso della mattinata si riescono a perquisire circa la metà delle celle. Le perquisizioni personali non avvengono con molta frequenza e di solito vengono effettuate se all’interno della cella vengono trovati articoli vietati.
La battitura delle sbarre avviene tutti i giorni, esclusivamente alle sbarre interne del bagno (questo da quando ci sono stati tentativi di evasioni). Per quanto riguarda la sezione femminile, la battitura delle sbarre viene effettuata molto raramente.
La capienza regolamentare del carcere è di 449 persone ma di media il tasso di sovraffolamento è di circa il 117% (secondo il sito del ministero di giustizia in data 15/6/22 vi erano 566 detenut present e 73 posti letto inagibili, da sottrarre quindi alla capienza regolamentare).
La direttrice del carcere è Antonella Tuoni, insediatasi da circa 1 anno, imparentata con niente di meno ché con il presidente del tribunale di Prato Francesco Gratteri. È stata in passato vice direttrice del carcere di Sollicciano, poi passata all’OPG di Montelupo e poi a dirigere Solliccianino. Pare abbia guadagnato il posto di direttrice del carcere di Sollicciano dopo aver partecipato ad un interpello appunto nel 2021 del quale si dice non sia stata la persona ad ottenere il più alto punteggio. Vien da sè la domanda di quali forti spinte abbia goduto la direttrice per ottenere il suo posto di lavoro.. Inoltre, pare essere in buoni rapporti con il garante comunale dei detenut (tale Eros Cruccolini).
Fin da prima del suo insediamento come direttrice Antonella Tuoni già dichiarava che “il carcere di Sollicciano è un carcere malato, ma sono in corso progetti che lo rivoluzioneranno”. Di queste annunciate rivoluzioni intanto nemmeno l’ombra. I lavori alla struttura sono avviati ma a rilento e probabilmente (dato l’attuale situazione strutturale del carcere e il suo deteriorarsi) inefficaci a risolvere le carenze più gravi. Si pensi infatti che quest’anno per la ristrutturazione del carcere sono stati stanziati circa 14 millioni di euro. I quali pare (dalle voci che ci sono arrivate) stiano venendo utilizzati per lo più per mascherare la struttura con dei nuovi pannelli. Fingendo che questo possa risolvere i problemi di infiltrazione nelle celle e negli spazi comuni.
Nelle ultime settimane sono uscite delle lettere firmate da diverse sezioni del carcere che lamentano la situazione tragica in cui si trovano a vivere ogni giorno. Di queste lettere non si sa molto, come sempre il silenzio circonda i luoghi di reclusione. Radio radicale ha dedicato qualche minuto alla loro lettura ed ha intervistato il cappellano del carcere. Queste lettere denunciano le condizioni disumane in cui le persone detenute vivono, tra il calore estremo e le costanti invasioni di topi e insetti.
La situazione è insostenibile, al punto che una volontaria visitando il carcere racconta di aver raccolto gli insetti in sacchi della spazzatura da quanti ce n’erano, nonche’ di temperature che raggiungevano i 40 gradi a inizio giugno (dentro le carceri ovviamente la temperatura è più alta rispetto l’esterno); il caldo è torrido, non si respira. Possiamo parlare dell’igiene anche nelle aree comuni, come i passeggi, dove c’è un ammasso di sporco, le reti sopra la testa dei detenuti raccolgono l’intonaco che si stacca, le deiezioni dei piccioni, i piccioni morti e vivi, tutti i rifiuti possibili. La presenza di cimici è un fatto molto grave, convivere con le cimici dei materassi comporta per molt grattarsi fino a sanguinare.
Dal nostro canto, nell’intenzione di dar voce alle proteste di chi si trova reclus, scriviamo questo articolo, pur sapendo che non è abbastanza ci sembra comunque un inizio perché di carcere si parli.
Tutto questo dovrebbe aiutarci a capire come chiedere condizioni umane per le detenute non sia altro che una pericolosa incoerenza. L’unica condizione realmente umana è smantellare le carceri, bruciarli per intero e non accettare più che a nessuna persona possa essere portata via la – poca – libertà di cui dispone. Capire che il carcere è in sè stesso tortura, nonché riflesso delle cangianti paure dei cosiddetti cittadini per bene e delle molto più reali paure di chi il potere lo detiene.
Non possiamo più permettere tutto questo, non possiamo più permettere che portino in carcere un’altra persona. non chiediamo condizioni migliori per le detenute di Sollicciano, chiediamo, anzi, pretendiamo e veniamo a prenderci, un mondo senza carceri. È ora di iniziare a prenderci le nostre responsabilità come individui, iniziando qui ed ora.
Che bruci Sollicciano. Che bruci ogni gabbia, sbirro e frontiera.
Tutte Libere!
Fonti:
https://bibliotecaanarchica.org/library/anarchismo-e-progetto-insurrezionale
https://www.diritto.it/wp-content/uploads/Relazione-2022-Garante-al-Parlamento.pdf
https://www.antigone.it/osservatorio_detenzione/toscana/158-n-c-p-di-firenze-sollicciano
https://www.radioradicale.it/scheda/671335/radio-carcere-liberi-sospesi-o-vite-sospese-chi-dopo-essere-condannato-aspetta-per
https://www.stamptoscana.it/sollicciano-cimici-e-oltre-42-perpetui-sotto-un-cielo-fatto-di-rifiuti